Dopo la Guerra del Vietnam molti campi di prigionia erano ancora presenti sul territorio. Luridi posti costruiti con ciò che la natura offriva, nascosti nella fitta vegetazione tipica del paese. Luoghi umidi, pieni di topi, sanguisughe e serpenti, dove i malcapitati prigionieri americani erano tenuti in condizioni atroci. Picchiati, torturati, malnutriti ed ammalati avevano perso la cognizione del tempo; alcuni oscillavano sul confine tra ragione e follia, altri invece speravano solamente che quella lenta agonia finisse in un modo o nell’altro. Molti erano dei Rats, un nucleo speciale creato appositamente per ripulire le numerose gallerie sotterranee, scavate dai Vietcong per nascondersi e viverci dentro. Una fitta rete di stretti cunicoli, lunghi chilometri, pieni zeppi di trappole: spesso i Rats riuscivano a cavarsela ma a volte il più fortunato moriva, l’altro veniva catturato.
Quando alcuni campi sono venuti alla luce grazie ai rilievi fotografici effettuati dai nostri aerei civetta, con l’approvazione del Governo i servizi segreti in collaborazione con l’esercito hanno deciso di preparare l’invio sul posto di alcune squadre di forze speciali, i Berretti Verdi, affidando loro il compito di sabotare le linee nemiche e di raccogliere il maggior numero di informazioni sui prigionieri.
Durante la ritirata da un’azione ricognitiva presso un campo a pochi chilometri dal confine Cambogiano, una nostra squadra, l’Unità di Crisi, ha avuto un conflitto a fuoco col nemico. In quattro sono eroicamente caduti nello scontro per poter permettere agli altri di compiere la missione: riportare le informazioni sul campo e sui prigionieri.
Dai rullini pervenutici è stato riconosciuto (grazie alle piastrine) il Colonnello Fleming. Un vero eroe di guerra, giovane ufficiale che seppe distinguersi in azioni compiute tra il 1964 ed il 1970, grazie alle quali (oltre alle morti dei suoi superiori in battaglia) fece una rapidissima carriera. Fu colui che scoprì la prima galleria sotterranea dove si annidavano i Viet; fu il primo a calarcisi dentro: uccise sei persone armate prima di risalire. Divenne Colonnello e fu incaricato di addestrare in pochissimo tempo un manipolo di uomini con determinate caratteristiche fisiche adatte a quel nuovo tipo di guerriglia sotterranea. Visto il tipo di compito che dovevano eseguire, vennero chiamati Rats. Il Colonnello era uno di quelli che aveva preso la guerra come un fatto personale: aveva visto troppi suoi amici perire in quel paese. Conduceva sempre la sua squadra in prima linea ed aveva una certa notorietà anche tra il nemico. Un giorno, in piena foresta, venne catturato un Viet con dei sacchi di riso. Il Colonnello era sicuro fosse l’addetto alle provviste di una galleria. Lo torturò per interrogarlo ed ottenne le indicazioni sul nascondiglio dei Vietcong. Uscì con la sua pattuglia sapendo il luogo esatto del tunnel ma non tornarono mai più. Era il marzo del 73’. Ormai siamo certi che fu tutta una strategia per toglierlo di mezzo ed estorcergli informazioni.
Queste notizie sono trapelate ai media. L’opinione pubblica è indignata. La profonda ferita della guerra persa non si è rimarginata e zampilla sangue, fa ancora male. Il Presidente ha deciso di intervenire: una missione di salvataggio top secret che ha un sapore particolare... Un sapore di rivincita.
Una fonte indigena sicura conferma che il capo del campo è il capitano Luang Ki Kazè, figura leggendaria della resistenza vietnamita, un’icona, un simbolo, addestrato segretamente dai migliori agenti del KBG insieme ad altri suoi 11 compatrioti a combattere l’imperialismo capitalista americano: fu l’unico a terminare il corso, gli altri scomparvero misteriosamente. Un pessimo elemento. Il campo è sorvegliato da soldati scelti da Ki Kazè in persona, selezionati dopo prove di resistenza psicofisiche durissime: brutti clienti... Porteremo loro il conto!
Si parte...!
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